Dell’essere presenti

Da settembre a oggi ho visitato cinque Fiere: VicenzaOro, MarmoMac, Vitrum, EMO e MIA. Dopo due anni di assenza, è stato come ritornare a respirare e vivere.

La sensazione è che per tutti i presenti nei quartieri espositivi sia stato così.

Ho visto sorrisi incredibili, occhi che si illuminavano, abbracci sinceri e lacrime di commozione.

Mi occupo di informatica e di innovazione dal 1985, ma nonostante questa (fin troppo) lunga frequentazione dell’argomento, sono sempre stata convinta che le tecnologie siano utili solo quando creano emozioni positive.

Questi due anni di webcall, di virtualità, di sconnessione dalla fisicità hanno impoverito tutti. Era indispensabile? OK. Ma ora la situazione è cambiata.

Torniamo a incontrarci dal vivo, perché guardandoci negli occhi senza uno schermo in mezzo si vive e lavora meglio.

Torniamo a vestirci in modo decente per noi e per gli altri, perché non se ne può più di vedere nelle webcall persone con maglioni sgualciti e t-shirt sporche, come se l’appuntamento di lavoro non meritasse almeno quel po’ di preparazione e di forma che va oltre al minimo della sola presenza.

Torniamo ad avere rispetto dei tempi degli altri, evitando di convocare mille call con la scusa che “tanto basta un click e mezz’oretta“. Ormai si fanno infinità di riunioni lunghissime e dall’opinabile utilità che un tempo ci saremmo ben guardati dall’organizzare.

Torniamo a confrontarci con platee che ci facciano capire quando stiamo annoiando, perché così avremo di nuovo bisogno di far lavorare il cervello per produrre contenuti interessanti e non solo far andare la lingua per il piacere di ascoltare la nostra voce.

Torniamo a sforzarci di ricordare, di pensare, di creare senza usare google o i suoi simili. Perché con la scusa che è sempre lì, davanti ai nostri occhi, abbiamo perso l’abitudine della memoria e della ricerca delle parole giuste. Siamo regrediti, tutti, impigriti dalla presunta comodità a portata di tastiera.

Torniamo a vivere. Sul serio. Senza aspettare quella fantomatica “nuova normalità” che forse tanto migliore di quella precedente non lo è affatto.

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