I 10 cambiamenti che stanno trasformando le aziende, secondo McKinsey

Segnalo l’interessante studio di McKinsey & Company “The State of Organizations 2023: Ten shifts transforming organizations“, descritto dalla società come “il resoconto di un’iniziativa di ricerca in corso che cerca di individuare i cambiamenti più importanti con cui le organizzazioni sono alle prese e di fornire idee e suggerimenti su come affrontarli.”

Nel rapporto vengono individuate dieci azioni prioritarie, sulla base dei cambiamenti in corso che hanno maggior impatto sulle aziende:

  1. Aumentare la velocità di risposta, rafforzando la capacità di resistere agli shock. La ricerca mostra che le aziende resilienti hanno generato il 10% in più di Total Shareholder Return rispetto alle aziende meno resilienti durante la crisi economica tra il quarto trimestre 2019 e il secondo trimestre del 2020. Nella ripresa economica che è seguita, il differenziale è cresciuto fino al al 50%.
  2. Trovare un equilibrio “ibrido” tra lavoro da remoto e in presenza. Più dell’80% dei dipendenti che hanno potuto lavorare in modalità ibrida nei due anni di pandemia vogliono poter continuare a farlo. È importante che le organizzazioni tengano in considerazione questo fattore, e valutino fin da subito come gestire le attività che è meglio svolgere di persona e quelle che invece possono essere portate avanti da remoto.
  3. Considerare l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale. Nel 2022 le Aziende hanno utilizzato una media di 3,8 strumenti funzionalità di IA rispetto agli 1,9 del 2018. Qui mi sento di commentare con un “FATE ATTENZIONE!” Attenzione che l’IA sia utilizzata in modo etico in azienda, soprattutto nell’HR, evitando polarizzazioni che, oltre a penalizzare i potenziali talenti, potrebbero danneggiare l’azienda privandola di risorse scartate a priori dai software. L’IA può essere utilizzata con efficienza in produzione, logistica, ricerca e sviluppo, analisi dei dati e nel marketing. Dove ci sono di mezzo le persone, attenzione!
  4. Individuare nuove regole di attrazione e fidelizzazione delle persone. Secondo lo studio, il 39% dei dipendenti sta pensando di cambiare lavoro nei prossimi 3-6 mesi. Le persone stanno rivedendo i loro atteggiamenti sia verso il lavoro che sul lavoro. Su questo mi sento però di fare una riflessione: mi auguro che si ridimensioni la visibilità sensazionalistica data alla “great resignation”: dimettersi, soprattutto se senza un’alternativa, può essere bello per chi ha il privilegio di poterselo permettere, ma per gli altri, a fronte di un momentaneo senso di libertà, può essere frustrante e angosciante sul lungo periodo. Non trovare lavoro, soprattutto se ci si deve mantenere, è di gran lunga più doloroso di dover sopportare un clima non del tutto piacevole sul posto di lavoro. Ecco, vorrei che ogni tanto si parlasse in termini onesti anche di questo, invece di trovare solo post entusiastici su persone che si dimettono e di colpo tornano felici. Realismo, serve realismo anche in questo, se no ci si può fare davvero molto male.
  5. Darsi le dotazioni necessarie allo sviluppo. Le aziende spesso annunciano innovazioni tecnologiche o digitali senza avere prima sviluppato le giuste capacità per integrarle. Servono persone, processi e dotazioni tecniche (e mi si consenta di aggiungere anche un sano realismo).
  6. Concedere più spazio e responsabilità ai migliori talenti. La ricerca mostra che, in molte organizzazioni, tra il 20 e il 30% dei ruoli critici non sono occupati dalle persone più adatte.
  7. Creare una leadership consapevole e stimolante. Solo il 25% dei rispondenti ritiene che i leader della propria azienda si sentano coinvolti e siano in grado di motivare adeguatamente e farsi guida dei propri team. Secondo lo studio, occorre mettere i manager in condizioni di acquisire una profonda consapevolezza di loro stessi e degli ambienti operativi che li circondano.
  8. Procedere sui temi diversità, equità e inclusione. Se secondo la ricerca il 70% delle aziende sostiene di farlo, solo il 47% lo fa realmente.
  9. Puntare sul benessere mentale: chi vive momenti difficili dal punto di vista della salute mentale è 4 volte più propenso a lasciare l’azienda. Lo studio suggerisce alle aziende di affrontare le sfide legate alla salute mentale e al benessere. Bello da dirsi, meno chiaro come farlo.
  10. Puntare di nuovo sull’efficienza, che torna un tema centrale (per fortuna!). Più di un terzo dei rispondenti indica l’efficienza come una delle tre principali priorità organizzative.

Qui è disponibile il report completo di McKinsey Company

Trovo questo studio più realistico di quanto non lo siano normalmente quelli della McKinsey. Gli spunti forniti sono interessanti e obiettivamente centrati. I numeri delle statistiche consentono inoltre di focalizzare l’entità dei temi in discussione.

Insomma, c’è da riflettere. Buona lettura!

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